Lancia Beta

1973 - 1983

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    Lancia Beta



    Le Lancia Beta furono la prima gamma di vetture (berlina, berlina Trevi, coupé, HPE, Spider e Montecarlo) prodotte dalla Lancia (tra il 1972 ed il 1984), interamente progettate sotto la proprietà dalla Fiat che acquistò la Lancia nel 1969. Come primo progetto collegato al gruppo Fiat, la Beta era inizialmente identificata dalla sigla Y1.

    Motori a parte (comuni a 124 Sport, 125 e 132), le Beta potevano contare su componenti tecnici (pianale, sospensioni, trasmissione etc) creati ad hoc: il progetto fu infatti realizzato interamente dalla ancora esistente "Lancia Spa" i cui tecnici (già tecnici Lancia in epoca Pesenti, pre-1969) avevano un proprio distaccato reparto tecnico in via Caraglio a Torino, reparto poi trasformato nel 1981 in "Lancia Engeneering" di Fiat Auto spa (e definitivamente chiuso e annesso a quello Fiat nel 1989), cosicché la Beta è la prima Lancia realizzata sotto proprietà di Fiat Auto ma con una origine tecnica ancora di Lancia: certamente, seppure lo studio della Beta nascesse in Lancia, va comunque detto che in fase produttiva dovette subire non pochi vincoli di standard qualitativi e motoristici (fatti per contenere i costi) provenienti da Fiat e da un periodo storico (quello degli anni 70) che certamente non premiava auto di prezzo elevato. Va comunque detto chiaramente che tutto questo erroneamente la fa intendere come auto concepita da tecnici Fiat, cosa invece avvenuta solo nel 1974 con la Beta Montecarlo, nata dalla Fiat X1/9 e che in effetti è la prima auto della casa di Chivasso il cui progetto non entrò mai negli uffici dei tecnici Lancia.

    La prima Beta della serie a vedere la luce fu la berlina, presentata nel 1972. Caratterizzata da un'originale (ma non troppo, vista la somiglianza con la Citroën GS del 1970) e poco equilibrata linea a due volumi tipo "fastback", suscitò subito roventi polemiche. Il disegno della carrozzeria (opera del figlio di Felice Mario Boano, Gianpaolo), la cui funzionalità era compromessa dall'assenza del portellone posteriore che rendeva scomodo l'accesso al bagagliaio, era lontano anni luce dai gusti dei "lancisti", mentre la meccanica, benché al passo coi tempi (trazione anteriore, sospensioni a 4 ruote indipendenti, un potente sistema a doppio circuito di freni a disco su tutte le ruote denominato Superduplex Lancia (nato in Lancia e dapprima installato su Fulvia e Flavia), cambio a 5 marce e motori bialbero montati trasversalmente), era priva dell'originalità tipicamente Lancia (anzi la Beta venne accusata d'essere una Fiat travestita) e anche il livello di finiture non veniva considerato all'altezza del marchio, seppure sempre sopra la media delle auto di quel periodo.

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    Berlina e Coupé


    Se le critiche all'estetica e al livello delle finiture non erano del tutto ingiustificate, quelle alla meccanica erano ingenerose. Solo i motori (i brillanti ed elastici bialbero di origine 124 Sport) erano realmente Fiat (ma per i primi anni assemblati negli stabilimenti Lancia di Chivasso e con coppie di curva e teste differenti dalle versioni Fiat), il resto della meccanica era progettato specificamente per la "Beta" (infatti le Fiat di quel segmento, vale a dire le "124" e le "132", avevano la trazione posteriore, il motore longitudinale ed il retrotreno a ponte rigido). La Beta, invece, utilizzava oltre che la trazione anteriore, 4 sospensioni indipendenti e al retrotreno un inedito schema di sospensione McPherson che adottava due bracci oscillanti disposti a triangolo in luogo di un unico braccio; che poi portato sulle successive Lancia Gamma, Delta, Thema e oggi pressoché identico sulle più recenti Alfa 156, 147 e Gt si è dimostrato molto efficace anche nelle competizioni tant'è che equipaggiava perfino la 155 vincitrice del DTM e la Delta esacampione del mondo di Rally. La "Beta" aveva anche molti pregi: era spaziosa (grazie al passo di 254 cm) e confortevole, i motori erano elastici e brillanti, la tenuta di strada era sicura e la frenata potente. Al momento del lancio erano disponibili 3 motorizzazioni (1438 cc da 90 cv, 1608 cc da 100 cv e 1756 cc da 110 cv) e 2 allestimenti (standard e LX, quest'ultimo abbinabile alle sole versioni di 1,6 e 1,8 litri).

    Nel 1973 venne lanciata la Beta Coupé. Realizzata sul pianale accorciato (nel passo) della berlina e disegnata da Castagnero (già autore della "Fulvia Coupé"), piacque parecchio, anche per le finiture migliorate rispetto alla berlina. Al notevole successo contribuirono pure i brillanti motori (bialbero) di 1608 cc da 109 cv e 1756 cc da 119 cv.

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    La HPE e la Spider


    Verso la fine del 1974 vennero lanciate le versioni HPE (High Performace Estate) e Spider. La prima era una Hatchback con portellone posteriore, costruita sul pianale "lungo" della berlina, ma con parte anteriore derivata dalla versione coupé, la seconda, in realtà una targa, derivata dalla coupé. La "HPE", nata da uno studio della Pininfarina ed equipaggiata coi motori di 1,6 e 1,8 litri (successivamente 2,0) della berlina (vale a dire con potenze di 100 e 110 cv), ebbe un enorme successo.

    La "Spider", anch'essa nata da uno studio della Pininfarina, era, come gia' detto, una versione "Targa" ossia semi aperta con tettino rigido asportabile e capote ripiegabile posteriore, secondo la moda dell'epoca dettata da esigenze di maggiore sicurezza e rigidita' strutturale (all'epoca si annoverano su questo stile le Porsche ed anche le BMW 3er cosi' allestite dalla Baur). Come accadde per le coeve BMW 3er, per motivi di economie di scala, non era costruita direttamente dalla Lancia, bensi' usciva da quest'ultima come scocca coupe', e diretta alla Zagato dove veniva tagliata, modificata ed allestita, rientrando in Lancia per il montaggio degli organi meccanici (gli stessi delle coupe' di serie) e la commercializzazione finale. Unica traccia di tale pellegrinaggio e' la lettera "Z" di Zagato che si trova sul fondo del tappeto bagagliaio. Tale vettura, anche a causa del costo elevato e delle inevitabili difettosita' (in particolare infiltrazioni di acqua e spifferi in velocita') dovute alla costruzione semi-artigianale, non ebbe, invece, lo stesso consenso dell'HPE, e fu prodotta in due serie con motori 1,6 , 1,8 e 2,0 (gli stessi delle coupe' ed HPE) immediatamente riconoscibili dall'assenza o meno delle cornici finestrino sulle portiere e dei montanti di rinforzo fra cornice superiore parabrezza e roll bar (particolari, questi,assenti sulla prima e presenti sulla seconda).

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    I restyling e la Montecarlo


    Nel 1975 la gamma venne rinnovata. La berlina, ristilizzata in alcuni particolari (mascherina, fari, gruppi ottici posteriori, e fiancata arricchita di un profilo laterale in gomma e di una griglia di sfogo nera alla base del terzo finestrino), disponeva di motori (sempre bialbero) di 1297 (82 cv), 1592 (100 cv) e 1995 cc (115 cv). Anche le "Coupé", "Spider" e "HPE", leggermente ritoccate nel frontale (cofano motore con diversa sagomatura centrale, mascherina nera con profili cromati e fari carenati) adottarono gli 1,6 e 2 litri della berlina (senza incrementi di potenza).
    Sempre nel '75 da uno studio della Pininfarina nacque la Beta Montecarlo, una berlinetta con motore centrale, facilmente "preparabile" per le gare (e infatti ebbe un'intensa e vittoriosa carriera sportiva, sia in pista come "Beta Montecarlo Turbo Silhouette", sia nei rally come "Rally 037"). Con le altre "Beta", la "Montecarlo", disponibile sia con carrozzeria chiusa (chiamata "coupé") che con tetto in tela apribile a scomparsa (definita "spider"), condivideva unicamente il motore: un 4 cilindri bialbero di 1995 cc da 120 cv.
    Nel 1976 venne lanciata la Beta Coupé 1.3, equipaggiata col 1300 da 82 cv della berlina, si distingueva dalle versioni di cilindrata superiore per alcuni particolari: paraurti, mascherina, cornici varie, gocciolatoi e alloggiamento dei fari (scarenati), verniciati di nero opaco (anziché cromati) e interni semplificati (sedile posteriore intero, anziché dotato di poltrone singole, assenza di orologio e accendisigari).
    La berlina, che nel 1978 adottò i fari carenati e leggere modifiche alla mascherina, fu sottoposta nel 1979 ad un sostanzioso restyling che coinvolgeva il frontale (ridisegnato), i paraurti (più ampi) e gli interni (completamente ridisegnati e caratterizzati dalla discussa plancia "millebuchi"). La gamma dei motori venne ridotta alle sole versioni 1600 (ora 1585 cc) da 100 cv e 2000 (1995 cc) da 115 cv.

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    La Beta Trevi


    Nel 1980 venne introdotta una stilisticamente poco riuscita variante a tre volumi della berlina, denominata Beta Trevi, che riprendeva interni e motori della versione a 2 volumi. Anche la "Montecarlo" venne ritoccata (mascherina anteriore, montanti posteriori con vetri e altri dettagli). Nel 1981 un restyling (frontale, verniciatura in nero delle parti prima cromate, paraurti più avvolgenti, inedita plancia nuovi rivestimenti interni), interessò "Coupé", "Spider" e "HPE" (sigla che cambiò significato: da High Performance Estate a High Performance Executive). Contemporaneamente su tutte le "Beta" (inclusa la "Trevi") il motore 2 litri adottò l'alimentazione a iniezione elettronica, che migliorò l'elasticità e la potenza (ora di 122 cv), mentre la cilindrata della "Coupé 1.3" crebbe da 1297 a 1367 (potenza: 84 cv). Alla fine dell'anno uscì di scena la "Beta" berlina a 2 volumi, lasciando il ruolo di berlina alla sola "Trevi".

    Nel 1982 uscì di listino anche la "Beta Spider". e però vennero lanciate le versioni "2.0 Volumex" (1995 cc con compressore volumetrico, 136 cv) delle "Trevi", "Coupé" e "HPE": le Beta di serie piu veloci (200 km/h e accelerazione 0-100km/h in circa 9 secondi per le versioni Hpe e coupé). Sul finire dell'anno la "Beta Trevi", marginalmente ristilizzata, perse il nome "Beta" per chiamarsi semplicemente Lancia "Trevi".

    Nel 1984 tutte le "Beta" e le "Trevi", uscirono di produzione anche se le coupé e HPE rimasero in listino per buona parte del 1985. Da quel momento Lancia non produrrà più vetture sportive di dimensioni compatte e cilindrate medie (fino a 2 litri), anche se il compito sarà svolto (egregiamente) dalle versioni "HF" della Delta.

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    Produzione


    La produzione dei vari modelli Beta risulta suddivisa in:

    Beta berlina: 194.916
    Beta Coupé: 113.623, di cui 1272 Volumex
    Beta HPE: 71.257, di cui 2369 Volumex
    Beta Montecarlo: 7.595
    Beta Spider: 8.594

    Lancia Beta oggi


    La linea non equilibratissima della berlina e, comunque, lontana dal tipico Lancia Style, le finiture non eccelse e la nomea d'essere una Fiat travestita da Lancia (cosa vera solo parzialmente, in quanto la "Beta" e stata concepita in Lancia seppure con motori di derivazione Fiat e finiture non all'altezza delle antenate Lancia) non giovano neanche oggi alle quotazioni della berlina (che s'aggirano attorno ai 1.000 €). Più apprezzate, oggi come allora, le Coupé e le HPE, che hanno quotazioni comprese fra i 1.500 (terza serie) ed i 2.500 € (per la rara prima serie). Un caso a parte sono le "Volumex", che hanno quotazioni in salita (4.000 €), e le "Spider" che valgono sui 5.000 €. Abbastanza richieste le "Montecarlo", che spuntano prezzi compresi tra i 7 e gli 8 mila €, dimenticate, invece, le "Trevi" (750 € per le 1600 e 2000 i.e., 1.500 € per le "Volumex") In ogni caso in Italia gli scambi sono bassi e la Beta gode di migliore considerazione all'estero, dove in effetti ottenne un buon successo commerciale (Germania, Francia, altri del Nord Europa, così come negli Usa, Australia e Canada, dove fu la Lancia più venduta di sempre).

    La Famiglia Beta è comunque un'auto in genere consigliata come acquisto per chi vuole godersi un pezzo di storia della Lancia e delle automobili anni 70, dà ottime soddisfazioni di guida in particolare nelle versioni coupé e Montecarlo, quest'ultima, oltretutto, ha un'impostazione molto sportiva, con motore centrale e trazione posteriore. Mentre la coupé è tra le trazioni anteriori dell'epoca una delle piu piacevoli e sportive alla guida, volutamente molto reattiva nei trasferimenti che la fanno preferire a percorsi misti e tortuosi al contrario della Hpe, piu stabile e pur piacevole alla guida, che invece predilige percorsi di piu ampio raggio. Per tutte le versioni non ci sono problemi nella reperibilità dei ricambi per meccanici (e comunque tutte le "Beta" sono molto affidabili), mentre alcune parti della carrozzeria (poco protetta dalla ruggine) e degli interni (non tutte di qualità eccelsa e, quindi, soggette all'usura del tempo) sono quasi introvabili.

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